Daverio:
«Anche contro la Tour Eiffel all' inizio si levò un coro d' indignazione» |
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L' INTERVISTA
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MILANO -
«Certo, anche contro la Tour Eiffel all' inizio si levò un coro di
indignazione. Poi però è diventata il simbolo di Parigi. Il problema è che in
Lombardia convivono due culture, quella cardinalizia e quella da prevosto. Il
risultato è che molti lombardi se la prendono con le opere colte: "Se
capiss no..."». Philippe Daverio, assessore alla Cultura e all' Educazione
di Milano dal 1993 al 1997, gallerista, editore e conduttore di una fortunata
trasmissione di Raitre sulle bellezze d' Italia (Passepartout) ha una sua
spiegazione del perché certi monumenti siano contestati. Ignoranza? «Estetica
modesta, da portineria. A Milano se la prendono con il monumento a Pertini,
quello di Aldo Rossi, un monumento importante, dedicato a un personaggio che
è stato scomodo e creato da un artista non facile» Neanche il neo-assessore
Sgarbi lo vuole.. «Sgarbi piacerà moltissimo agli esteti da oratorio». Ma,
per esempio, a Brescia nessuno contesta la stele di Carlo Sala a fianco dell'
autostrada... «La scambieranno per un segnale stradale... A Milano, davanti
alla Stazione Centrale, io ho fatto sistemare un cavallo di Marino Marini, Il
grande grido. Beh, serve ai cani a far pipì...». A Varese contestano l' aereo
delle Frecce Tricolori.. «Per forza, non è una scultura, ma è pur sempre
"roba da sciuri", va tenuta recintata come i giardini delle grandi
ville». L' Ago e Filo non piace più a Milano, a Varese se lo vorrebbero
prendere.. «Bravi. Certo quella non è la cosa peggiore di piazzale Cadorna
che, ormai, è più uno svincolo che una piazza. E comunque dico che questo
dibattito è una cortina di fumo, una furbata. Parlate di
quello, così non si vede lo scempio urbanistico vero, una speculazione
gigantesca come quella della Fiera...» lguardini@corriere.it |