Renzo
Piano: la citta' e' piu' brutta
Milano
deve ripartire dalle periferie
L'architetto
boccia Varesine e Fiera: ha ragione Celentano, ci vuole piu' verde "Non
sono il Brunelleschi di Albertini. Faccia i concorsi per i nuovi talenti"
Stefano
Bucci
dal
Corriere - 24 ottobre 2005
"Milano
e' la mia Parigi d'Italia, la citta' che forse amo di pił. Ma ha ragione
Celentano: Milano oggi e' diventata pił brutta, anche se e' brutta come lo sono
tutte le grandi citta' del mondo. Perche'? Perche', anche in architettura, c'e' un dilagare irrefrenabile del cosiddetto
trash, termine orrendo dietro cui
nascondiamo non tanto cio' che e' genuinamente cafone, ma piuttosto la banalita', l'assuefazione al cattivo
gusto". Sono parole di Renzo Piano,
l'architetto italiano forse piu' famoso al mondo, quello del Beaubourg, della nuova sede del New York Times e
dell'High Museum of Art di Atlanta (che si
inaugura tra pochissimi giorni, il 3 novembre). Ma, attenzione, non chiamatelo mai "superstar":
"E' una grande boiata, per dirla
alla
maniera del mio amico Villaggio. E' come dire "architetto griffato", qualcuno che si ripete in continuazione senza rinnovarsi,
solo per un'ansia da prestazione che io
francamente non provo".
Per
salvare Milano, Celentano ha una sua ricetta: meno grattacieli e piu verde...
"Confesso
che non ho visto Rockpolitik, ma da quello che mi hanno raccontato, direi che Celentano ha ragione. Le citta' hanno bisogno di
piu' verde e buona architettura, purche'
questa non si trasformi in una ricetta troppo semplicistica".
In che
senso?
"Cominciamo
dal verde. Certo che ci vogliono piu' parchi e piu' giardini per la citta', ma bisogna che questo verde sia pubblico e
non condominiale, che sia insomma alla
portata di tutti e non solo di pochi privilegiati".
Anche
il suo progetto per la Fiera, a differenza di altri in concorso, era pieno di verde pubblico. Eppure non ha vinto...
"Quella
della Fiera resta per me una ferita aperta. Anche perche', di quel concorso, sono stato lo "sconfitto piu'
complimentato" (i complimenti me
li ha
fatti persino il sindaco Albertini). E non mi chieda perche' ho perso, francamente non lo so. Comunque faccio i migliori auguri a
chi ha vinto, sono tutti
professionisti di talento. Spero solo che elargiscano questo loro talento nel nuovo progetto della Fiera e che non se lo
tengano solo per se'".
Rispondendo
alle accuse di Celentano, Albertini l'ha addirittura paragonata ad un novello Brunelleschi...
"Non
vorrei che il sindaco si offendesse, ma la sua mi sembra una simpatica "grulleria", una "grulleria" che mi
mette in grande imbarazzo..." Perche'?
"Perche'
e' bello che Albertini cerchi un nuovo Brunelleschi, ma e' eccessivo che pensi di averlo trovato in me. Che oltretutto non
lavoro per Milano. Albertini faccia dei
concorsi se vuole talenti. Milano ha la competenza per farlo".
Per
diventare Brunelleschi c'e' dunque bisogno di un concorso?
"Ho
passato la vita facendo concorsi, sono invecchiato facendo i concorsi: da quello per il Beaubourg a quello della Morgan Library,
passando per Kansai e Berlino. Per me il
concorso, in architettura, e' fondamentale. Ma e' importante che questi concorsi siano fatti bene e passino attraverso
l'attento vaglio della critica (altro
che deregulation) come e' successo per la mia Torre a Londra. E questo, in Italia, non sempre accade. I giudizi
devono essere affidati a giudici
capaci e preparati e non ai soliti opinion makers. E poi e' necessario anche
salvare chi vince i concorsi dagli squali, da quelli che cercano in ogni modo di mettergli i bastoni tra le
ruote".
Questo
vale anche per Milano?
"Milano
ha un'arma in piu', per fare buoni concorsi. Si chiama Triennale. Ecco, sarebbe importante che questa realta', che tutti ci
invidiano, venisse coinvolta di piu' nella
gestione dei concorsi per la citta'".
Lei
dice di amare Milano. Albertini la paragona a Brunelleschi. Eppure Milano non e' la citta' dove Renzo Piano ha lavorato di piu'...
"Vero.
E non capisco il perche'. In pratica ho fatto solo la nuova sede del Sole 24-0re (con tanto di giardino interno). Credo che sia
soprattutto una questione di gestione e
coordinamento: ho lavorato a lungo sul recupero delle Varesine, ad esempio, poi ho scoperto che proprio in
quell'area un tunnel sciagurato avrebbe
vomitato migliaia di automobili. Cosi' ho rinunciato".
E
Sesto San Giovanni?
"Li'
stiamo lavorando bene, con un'amministrazione decisa e compatta e con un operatore pieno di energia e coraggio. Stiamo pensando
ad una Citta' delle Fabbriche che diventa
una Fabbrica delle Idee. Anche quello e' un progetto pieno di verde, un milione di metri quadrati. Perche' il
verde e' importante. Soprattutto quando si
recupera i brown fields, le zone industriali, come sto facendo a Trento, Nola, Genova, New York o Chicago.
Un
ultimo consiglio per Celentano...
"All'amico
Celentano vorrei dire che non e' soltanto una questione di verde, bisogna recuperare le periferie, per quanto brutte.
Distruggerle, sarebbe un barbarie. Demolire
e' un segno di rinuncia e di grande debolezza".
E per
rendere Milano piu' bella, meglio un architetto italiano o uno straniero?
"L'importante
e' che sia un talento vero, italiano o straniero non importa, e che non ci dia, al posto di gioielli, collanine fatte con
i fondi di bottiglia".